Scenari del mercato turistico all’aria aperta
Il turismo plein air rappresenta più del 18% delle presenze turistiche registrate ogni anno in Italia. Vi sono regioni come la Puglia, che registrano il 36% delle presenze dell’intero movimento turistico negli esercizi all’aria aperta, o regioni come il Veneto nel quale le presenze open air sono pari al 27,9%. Ma ad una dimensione così rilevante del fenomeno, non sembra corrispondere una adeguata attenzione culturale da parte degli esperti e dei “decisori”.
Nonostante la nuova Legge quadro 135/2001 miri a dare centralità all’intera offerta territoriale, il turismo dal punto di vista normativo e politico è ancora in gran parte considerato un settore albergocentrico.
Eppure in considerazione delle tendenze in atto sul versante della domanda, e dell’esigenza di natura, autenticità, libertà di spesa, sostenibilità… l’offerta open air sembra avere molte carte in regola anche per affrontare il futuro.
Una bella ricerca McCann Erickson del mese di maggio di quest’anno rilevava che il luogo di soggiorno ideale deve saper offrire:
- intrattenimento non invasivo,
- possibilità di scelta,
- tanto da fare, ma senza code,
- posto per timidi,
- offerta culturale del luogo (concerti, rappresentazioni teatrali che diano la possibilità di conoscere i luoghi e le cultura ospitanti),
- divertimento di buona qualità,
- offerta di servizi sia per bambini che per adulti,
- un’ampia offerta di attività sportive, con campi, ed attrezzature idonei.
A ben vedere si tratta proprio delle offerte che caratterizzano il cuore della proposta di un campeggio di qualità.
Ma gli operatori del turismo all’aria aperta come possono raggiungere questo traguardo? A me sembra che la sfida che in particolare i gestori dei campeggi abbiano di fronte sia quella di non restare abbarbicati al vecchio modello di campeggio spartano e povero, che ha caratterizzato l’offerta plein air nei decenni passati, e, al tempo stesso, di non di copiare gli altri modelli già esistenti (i villaggi o gli alberghi), ma piuttosto di individuare e realizzare una proposta di ospitalità originale.
Cosa significa un modello originale di ospitalità all’aria aperta? Significa saper tenere il passo con l’evoluzione della domanda, molto esigente in termini di comfort e servizi, senza però tradire l’idea originaria del campeggio, che è quella della libertà e della relazionalità.
Per ottenere questi risultati occorre investire in qualità, saper proporre all’utenza servizi in modo soft, evitare l’animazione forzata e aggressiva tipica di alcuni villaggi, stabilire o mantenere un rapporto forte con il territorio circostante, anche qui senza forzature, ma come opportunità.
Come insegna l’esperienza di Cavallino, non a caso località leader in Italia nell’open air, il campeggio non deve essere un’oasi (né tanto meno una cattedrale nel deserto), ma deve essere inserito in un contesto compatibile, perché la sua offerta non può vivere da sola, senza un territorio coerente.
Questo modello deve essere declinato su più livelli: deve riuscire a tradursi nell’architettura interna, in uno stile di grafica e di comunicazione, ed infine in uno stile gestionale che non riprenda pedissequamente quello alberghiero. Modello originale allora significa “distinto”, facilmente riconoscibile, frutto di un Mix di libertà, comfort, approccio alla natura e soddisfazione della domanda.
G. D.