Economia dell’accoglienza

In questi giorni di attesa e di riflessioni ripropongo questo breve post su un tema nel quale credo molto.

“Per molti addetti ai lavori “accoglienza” significa semplicemente “buone maniere”, e il rispetto di qualche procedura, ma questo non è il mio punto di vista.

Per me l’accoglienza è l’essenza stessa dell’esperienza turistica, e su questo ho già scritto diverse volte.
Oggi vorrei aggiungere qualcos’altro.
C’è una economia dell’accoglienza che sfugge alle analisi e alle statistiche del turismo, e della quale Istituzioni e burocrati sembrano non occuparsi.
E’ ancora tutto da valutare nelle sue conseguenze il fatto che in un ufficio informazioni, o al ricevimento in un albergo o in un museo…,  si possano “vendere”, e anzi si “vendano” sempre più spesso “beni relazionali”. Beni cioè come la fiducia, l’attenzione, l’amicizia, la condivisione…, che letteralmente “non hanno prezzo”, ma certo hanno un grande valore. E ne avranno sempre di più.
Si “vendono”, dicevo, ma dovrei dire “si trovano”, o, meglio ancora “si possono trovare”. Ma non sono beni che si acquistano come gli altri. Non con la stessa moneta.
Le conseguenze di questo fenomeno, dicevo, non sono valutate appieno in questa società e tantomeno nello specifico del turismo, nonostante questo settore – prima rivoluzionato dal web, e oggi dal Covid – sia in piena fase di ripensamento.
E anzi direi che le conseguenze della realtà montante dell’economia dell’accoglienza rimangano ancora tutte da scoprire.
Ho scritto questo post diverso tempo fa. Lo propongo di nuovo perchè lo trovo ancora attuale.
GD
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