Il turista delle pseudocose
Un pensiero – e un Podcast – natalizio sul turismo contemporaneo
Rainer Maria Rilke, cento anni fa, segnalava che le “pseudo cose”, cioè le “cose vuote e indifferenti”, stavano prendendo il sopravvento, alimentate da una cultura di superficialità e apparenza. Queste parole risuonano con sorprendente attualità, specialmente per chi si occupa di turismo. Oggi, è difficile non interrogarsi su cosa sia diventato il viaggio nel mondo contemporaneo. Anche a causa di una promozione senz’anima, le mete turistiche sono inondate da un turismo che riduce il viaggio a una lista di cose da vedere e fotografie da scattare, trasformando l’esperienza di vacanza in consumo vorace. Tuttavia, se da un lato il turismo sembra sbilanciato su questo tipo di consumo, dall’altro lato ci sono segnali che esprimono un marcato bisogno di cose vere e autentiche. Sempre più i viaggiatori cercano forme di viaggio che vanno oltre la superficie, e considerano il viaggio come opportunità di arricchimento o di espressione delle proprie passioni. Le pratiche sostenibili, l’attenzione al rispetto dei luoghi, della cultura dei residenti, delle identità locali e il desiderio di esperienze più immersive, sono solo alcune delle tendenze emergenti che si oppongono alla cultura delle “pseudo cose”.
La sfida per il turismo contemporaneo rimane quella di un equilibrio tra due desideri: quello della leggerezza (il termine “superficialità” non mi sembra più adeguato), e il bisogno di autenticità.
Giancarlo Dall’Ara
qui, nel Podcast, un commento dell’AI su questo “articolo”
https://open.spotify.com/episode/4dQcnZE6AdwaMnsuzQIriW?si=a3cb8bef2eae4761