Il turista stanco
Il Turista Stanco
Il turismo manifesta diversi sintomi di stanchezza:
· si vedono turisti stanchi di omologazione: Le mete più ambite, i “must-see” delle guide, si trasformano spesso in trappole per turisti, affollate, rumorose, prive di autenticità. I turisti si ritrovano gomito a gomito con gli altri “ricercatori di autenticità”, in contesti standardizzati e omologati. La magia svanisce, lasciando spazio a una sensazione di delusione e, appunto, stanchezza.
· Si vedono turisti stanchi della “performance” turistica: Il viaggio, da esperienza di piacere e scoperta, si trasforma in una corsa contro il tempo, una programma da spuntare, una performance da documentare sui social. La pressione di “fare tutto”, di “massimizzare” ogni momento, di “instagrammare” ogni angolo, vuota il turista di energia e di spontaneità. Il viaggio diventa lavoro, fonte di stress anziché di rigenerazione.
· Ci sono poi turisti stanchi dell’iper-connessione e del sovraccarico sensoriale: La digitalizzazione, che doveva semplificare il viaggio, spesso lo complica, sommergendolo di notifiche, prenotazioni online, mappe digitali, recensioni da compulsare. Le città d’arte, i luoghi “imperdibili”, il turismo “mainstream” assale i visitatori con un sovraccarico sensoriale di rumore, luci, informazioni.
· Altri ancora sono stanchi di un turismo senza anima: Forse, nel profondo, la stanchezza più radicale è quella di un turismo che ha perso il suo significato più profondo. Un turismo ridotto a consumo di esperienze preconfezionate, a ricerca di “novità”, a evasione effimera dalla routine, senza meraviglia.
Eppure, in questa “società della stanchezza”, come la definisce il filosofo Byung-Chul Han, germogliano anche segnali di cambiamento. Il turista stanco non è un turista rassegnato, ma un turista che si sta risvegliando. Un turista che inizia a rifiutare le logiche frenetiche e superficiali, e a cercare nuove vie, nuovi orizzonti, nuove forme di viaggio. Il turista stanco non è affatto la fine del viaggio.
GD