La funzione sociale del turismo

Nei giorni scorsi, mentre ero in Albania, pensavo alla fortuna, e anzi al privilegio che ho di occuparmi di sviluppo turistico non invasivo e sostenibile, perché questo mi permette di interessarmi di cose vere: di identità dei luoghi, di persone, di recupero di case storiche, di scoprire e far conoscere stili di vita, storie di comunità che sono considerate ai margini, mentre invece hanno un passato – spesso un grande passato – da riscoprire, e hanno soprattutto ancora molto da dire e da insegnare. Economia circolare, rigenerazione, economia del dono… oggi sono argomenti di attualità anche nel mondo accademico. E sono da sempre le caratteristiche del mio lavoro, l’ordinarietà di quello che faccio, sperimento e promuovo.
Nei lavori in Basilicata, in Giappone, in Istria…, tocco con mano la funzione sociale del turismo, cosi lontana da quella che si vede nelle fiere turistiche, nelle campagne pubblicitarie e nei depliant che promuovono itinerari “per turisti”. Una funzione sociale diametralmente opposta a quella che fa leva sul modello dell’affollamento e degli eventi effimeri.
E mi convinco sempre più che per chi si occupa di turismo non sia più il tempo per pensare ad interventi invasivi, non sostenibili e non rigenerativi.

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