Piccoli Musei. Ci prepariamo al VI Convegno Nazionale

Come sapete il 2 e il 3 ottobre si svolgerà il nostro 6° Convegno Nazionale. Se ci seguite sapete anche che il nostro è l’unico appuntamento dedicato alle problematiche museali viste nell’ottica dei piccoli musei.

Vorrei anticipare in questo spazio alcuni dei temi ai quali cercherò di fare riferimento nella relazione introduttiva al Convegno.

Il primo di questi temi riguarda le possibili cause del numero modesto di visitatori in un piccolo museo.

Va da sè che l’importanza di un museo non può essere giudicata solo in base al numero degli ingressi, ma i visitatori sono indispensabili perché si possa parlare davvero di musei (e ad esempio, non di depositi), e un numero importante di visitatori è uno degli obiettivi di un museo.

Con altrettanta chiarezza va detto che la mancanza dei visitatori raramente è colpa del disinteresse del pubblico. Se il museo si trova in Italia, paese caratterizzato da un formidabile continuum di beni culturali straordinari, è davvero difficile che non abbia contenuti interessanti per una visita.

Più spesso è colpa del modello gestionale. Ad esempio se la sede museale non è adatta, non è facilmente raggiungibile, o non è visibile, o costringe i visitatori a percorsi faticosi…., tutto questo finisce per influire negativamente sul numero dei visitatori.

Allo stesso modo se vi è poca collaborazione tra i soggetti del territorio (Ente locale, Associazionismo, Biblioteche, esperti…), o se il legame con la comunità locale è debole, i risultati saranno al di sotto delle potenzialità.

E naturalmente anche una comunicazione sbagliata, o inesistente può essere una delle cause.

Modello gestionale inadeguato può sigificare inoltre che il museo ha personale insufficiente o demotivato, o propone orari di visita o “politiche di prezzi” sbagliati, una organizzazione degli spazi “fredda”, asettica e non accogliente, o adotta modelli espositivi di difficile comprensione. Oppure ancora i problemi possono essere nell’assenza di nuove competenze professionali oggi assolutamente necessarie (web, accoglienza, narrazione…), o nella visione autoriferita di alcuni responsabili.

In sostanza credo si possa affermare che in Italia non esistano luoghi privi di interesse o musei privi di “attrattori”, esistono invece problemi di gestione, di sedi museali inadeguate, di mancanza di passione, di conoscenze, di competenze, di visione, di risorse, di umiltà.

La domanda di fare esperienze nei musei per conoscere di più e meglio la storia, le radici di un territorio, per approfondire, o semplicemente per curiosare, per passare il tempo in un “luogo vero” e così imparare qualcosa, o più semplicemente rilassarsi, è assai più ampia di quella che oggi frequenta i musei.

E vorrei anche sottolineare che nessun museo è fuori dalla “rotte turistiche”, come invece qualcuno sostiene, visto che i trend della domanda turistica oggi sono: ricerca dell’autenticità, desiderio di andare fuori dai sentieri battuti, di fare esperienze, di andare alla scoperta di…., di curiosare dietro le scene.

Dovrebbero insegnare qualcosa le esperienze recenti che hanno avuto successo perché hanno trasformato molti visitatori in “partner” interessati a dare un contributo alla valorizzazione del nostro patrimonio, come nel caso di InvasioniDigitali, MuseumWeek e SmallMuseumTour.

Questo naturalmente non significa che portare visitatori in un piccolo museo sia cosa che possa essere fatta solo dal Piccolo Museo.

Ma tutto questo chiede che i piccoli musei adottino una cultura gestionale diversa da quella tradizionale, nata su misura dei grandi musei, e spinge a “ripensare” i piccoli musei, e a vederli come qualcosa di diverso dagli altri musei.

E di questo scriverò nei prossimi post e parlerò al Convegno Nazionale di ottobre a Massa Marittima, al quale torno a darvi appuntamento.

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