Turismo: il secolo asiatico
Sono passati diversi anni da quando la Cina è diventato il primo mercato emettitore di turismo del mondo, superando USA e Germania che avevano occupato a lungo quella posizione. Il primato cinese si è consolidato nel tempo e da cinque anni il turismo cinese è anche leader nella classifica della spesa turistica all’estero.
Ma il turismo cinese, con i suoi 160 milioni di viaggi all’estero, rappresenta solo una parte del turismo asiatico.
Il turismo indiano è in grande spolvero, le previsioni per il 2020 parlano di 50 milioni di viaggi outbound.
Quanto al turismo verso l’estero del Giappone, contrariamente ad un’opinione molto diffusa, è in crescita costante: a consuntivo 2019 saranno circa 20 milioni i viaggi all’estero effettuati dai giapponesi!
Ma una strategia di promozione turistica in Asia non può prescindere da mercati che sviluppano milioni di viaggi in uscita – come la Corea o l’Indonesia o Taiwan, o che mostrano performance di grande interesse come la Malesia o le Filippine. A tutt’oggi la maggior parte di questi mercati registra solo poche decine di migliaia di arrivi in Italia.
Ed è proprio in questi dati che si vedono tutti i limiti dell’intervento promozionale del nostro paese, ripetitivo nelle azioni, schiacciato sulle forme di pubblicità tradizionale (online e offline), sulle fiere (che – lo ricordiamo – sono i luoghi di maggior pressione della concorrenza), e sulle “pr” Ancien Régime.
Davvero troppo poco rispetto ad uno scenario che non è più quello del secolo scorso.
GD