Il Mercato Turistico Francese verso il 2026: Analisi Outbound
Dimentichiamo per un attimo la vecchia narrazione del francese che viaggia solo in Francia. Sebbene il turismo interno resti fortissimo, i dati dell’European Travel Commission (ETC) relativi al 2025 ci mostrano una domanda outbound vivace, ma estremamente attenta.
Il viaggiatore francese medio del 2025 si trova stretto tra un’inflazione che, seppur rallentata, ha eroso il potere d’acquisto, e un desiderio incomprimibile di evasione. La scelta è stata quella consolidata ormai da tempo: non rinunciare al viaggio, ma frammentarlo. La durata media del soggiorno principale scende spesso sotto la soglia psicologica della settimana per attestarsi sui 4-6 giorni, a favore di una maggiore frequenza di “short break” durante l’anno. È un turista che non cerca più il lusso ostentato, ma è disposto a spendere per una cena memorabile o un’attività artigianale, e taglia sui costi di trasporto o su un alloggio che non abbia carattere.
I trend del 2025: e il paradosso di settembre
Se guardiamo ai fatti nuovi che hanno segnato il 2025, emerge un fenomeno che la stampa specializzata, come L’Echo Touristique e le analisi di Mastercard Economics Institute, hanno definito “Coolcation”. Con questo termine orribile si indica la scelta di evitare le ondate di calore che hanno colpito molti paesi nelle estati precedenti. Nel 2025 si è assistito ad una fuga dalle destinazioni troppo calde in luglio e agosto, alla ricerca della “fraîcheur” (freschezza) che ha generato flussi verso il Nord Europa, ma anche verso le nostre montagne e i laghi, a discapito delle città d’arte e delle coste torride nei mesi di picco.
Collegato a questo, la vera novità del 2025 è stata lo spostamento del baricentro temporale. Settembre è diventato, a tutti gli effetti, il “nuovo luglio” per la clientela francese più sofisticata e libera da vincoli scolastici (in particolare la fascia over 55, che rappresenta oggi il segmento più propenso al viaggio, con intenzioni di partenza superiori all’80%). La scelta non è riconducibile solo al risparmio, ma punta anche ad evitare la ressa e a riappropriarsi di un’autenticità che in agosto è più rara.
Un’altra novità interessante riguarda il cineturismo: a parte i luoghi stile “Emily in Paris”, i francesi cercano anche le location di serie meno note al grande pubblico ma capaci di evocare atmosfere. Questo ha riportato in auge il ruolo delle Agenzie di Viaggio e dei Tour Operator specializzati: di fronte alla complessità di costruire itinerari “su misura” e fuori dai circuiti di massa, il “fai da te” sembra favorire un ritorno di ruolo delle adv come consulenti esperte per i viaggi a medio raggio.
Il 2026 guardando all’Italia
Guardando al 2026 degli operatori italiani è probabile che la tendenza di preferire il treno (“Rail-tripping”) si consolidi ulteriormente, grazie anche alla progressiva liberalizzazione ferroviaria che, mi sembra, stia rendendo i collegamenti transfrontalieri più accessibili ed ecologicamente coerenti con la mentalità francese.
Per le destinazioni italiane, la scommessa vincente per il 2026 sarà ancora una volta quella di intercettare la domanda di “turismo lento” e rurale. I francesi amano l’Italia dei “Borghi” (intesi come stile di vita, non solo come architettura), dove possono trovare quel mix di gastronomia, artigianato e accoglienza che per loro rappresenta il “savoir-vivre”.
Giancarlo Dall’Ara, dicembre 2025
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